Resterà aperta fino al 3 dicembre 2017 Treasures from the Wreck of the Unbelievable, la colossale mostra dello scultore inglese Damien Hirst allestita dalla curatrice Elena Geuna in entrambi gli spazi espositivi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia. I due spazi non erano mai stati, prima d’ora, utilizzati contemporaneamente per lo stesso artista.
A quest’opera – che era attesa dal 2004, quando il Museo Archeologico di Napoli ospitò la sua retrospettiva personale The Agony and Ecstasy – Hirst lavora da dieci anni. Alla vendita, nel 2007, del famoso teschio tempestato di migliaia di diamanti For The Love Of God per 50 milioni di sterline seguì, nel 2008, la vendita di tutte le opere della serie Beautiful Inside My Head Forever, a un’asta di Sotheby’s. Bypassando la mediazione delle gallerie, l’asta ebbe un successo da record e valse a Hirst un incasso da 111 milioni di sterline. Con un tempismo perfetto: lo stesso giorno, il fallimento di Lehman Brothers scatenò la crisi economica mondiale.
Nato a Bristol nel 1965, sul finire degli anni Ottanta Damien Hirst è, insieme alla controversa Tracey Emin, il massimo esponente del movimento londinese Young British Artists. Sin dagli anni Novanta, la grandiosità provocatoria delle sue creazioni e la spinta sul mercato da parte del cofondatore di una tra le più importanti agenzie pubblicitarie al mondo, Charles Saatchi, ne hanno fatto uno degli artisti più celebri e controversi in circolazione.
Prima dell’allestimento di Treasures from the Wreck of the Unbelievable era trapelato ben poco del contenuto della mostra; solo qualche immagine e clip video che mostravano figure enigmatiche immerse nelle profondità marine. Poi una giornalista del Financial Times, Catherine Mayer, ha raccontato in un articolo di aver preso parte, nel 2008, a una missione al largo delle coste dell’Africa orientale per il recupero di oggetti naufragati con un relitto misterioso risalente al I-II secolo d.C. e denominato The Unbelievable.
Il vascello in questione apparteneva a un ex-schiavo dell’Impero romano che era riuscito ad accumulare una grande fortuna. Quanto esposto alla mostra è il contenuto dell’antica nave, ancora ricoperto di incrostazioni marine: collane, bracciali, spille, anelli, fermacapelli e numerosi altri gioielli in oro, lapislazzuli, coralli, cristalli e marmo rosa – applicati su grandi sculture cinesi, greche, azteche, romane ed egizie e anfore, busti e crani di animali. Figure umane in giacca e cravatta sono state accostate a divinità egizie, miti greci a personaggi di fantasia come i Transformer, Mowgli e Topolino.
Resta il dubbio sull’autenticità degli oggetti antichi e sull’origine stessa del vascello e dei tesori recuperati. Ma la provocazione di Damien Hirst fa leva sul dubbio e sull’ironia ed è proprio questo il gioco messo in atto dallo scultore: una reinvenzione spazio-temporale con l’effetto di suscitare nel pubblico interrogativi su cosa sia reale e cosa sia finzione; cosa sia l’autenticità e cosa, invece, la riproduzione.